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San Donato Martire

LA CHIESA PARROCCHIALE DI SAN DONATO

Non passa certo inosservata, sembra dominare la valle con la sua maestosità. Progettata sul finire del secolo XVII fu ultimata dopo una lunga serie di traversie, tra la metà del XVIII e l’inizio del XIX secolo.
Svetta sul colle ricostruita forse sulle rovine di un preesistente castello. Precedentemente intitolata a San Nicola da Bari, dall’11 ottobre del 1999, con decreto del Ministro dell’Interno del tempo, Rosa Russo Jervolino, viene dedicata a San Donato Martire, protettore di Castiglione.
La Chiesa Madre, sviluppata su due livelli interamente in laterizio, osservata dall’ingresso del paese, appare una costruzione imponente.
La facciata, di recente restaurata insieme al tetto, coronata da timpano centrale, è scandita da lesene e cornici, dominata dal timpano semicircolare sorretto da semi colonne che incorniciano e sovrastano il portale.
L’interno di assetto decorativo ottocentesco è a croce latina con cupola all’incrocio dei bracci e abside semicircolare.
La chiesa, in una Cappella laterale, custodisce le spoglie di San Donato Martire. Il Santo, come citato, venne “donato” al nostro paese nel luglio 1843. San Donato fu un soldato delle milizie imperiali che diede la vita per la fede in Cristo.
Grande la devozione dei castiglionesi verso il loro protettore, che viene ricordato e venerato nei giorni 6-7 agosto con una solenne processione per le vie del paese: momento atteso e desiderato da tutti.
Si tramanda che chi riceveva un miracolo offrisse al Santo, in segno di riconoscenza, grano e cera corrispondenti al peso corporeo del miracolato.
La cappella del Santo fu realizzata nel 1893 dall’ ing. Rosati e dipinta da Sigismondo Martini, entrambi artisti della scuola d’arte di Penne. Molto suggestivo il quadro della volta che raffigura il Martire in ginocchio, che contempla il cielo, mentre un angelo gli mostra una croce, simbolo della fede, nella cornice di monumenti della Roma Imperiale.
L’altare della cappella, opera dell’artista Angelo De Vico, realizzato in pietra e stucchi, ha una conformazione lineare; sul ripiano del medesimo viene gelosamente conservata l’urna del Santo. Gli ornati di ferro battuto, che delimitano la cappella sono opera del maestro Raffaele Di Nino di Penne.
Degne di nota le due cicogne-portalampade, lavoro del maestro del ferro Elia Schiappa, castiglionese. Sulle pareti della cappella figurano ancora diversi ex voto.
Sopra l’ingresso della chiesa è posto un organo a canne datato 1765, ristrutturato negli anni novanta.
Nel piano inferiore c’è la Chiesa della Confraternita della Congrega, con la cappella che conserva una tela seicentesca raffigurante l’Addolorata e San Rocco. Inoltre vi si trova una statua lignea dello stesso San Rocco che reca in mano il castello di Castiglione: opera realizzata in stile barocco, forse da un artista locale, proveniente dalla ex chiesa a lui intitolata.


LA CROCE PROCESSIONALE  DI CASTIGLIONE Messer Raimondo

L’interno della chiesa, già restaurato dalla Sovrintendenza di L’Aquila nel 1987 una prima volta e successivamente anni addietro, ospita una bacheca in cristallo, entro la quale è custodita la Croce Processionale attribuita a P. Santi, orafo di Teramo. Nella impostazione strutturale dei bracci terminanti in triboli, ornati lungo il profilo da sferule lisce e traforate e da cilindretti con decorazioni vegetali in lamine di rame dorato, spiccano le figure di San Nicola vescovo e quella di Cristo dalle braccia distese e pendenti dalla croce, con il capo incassato nel robusto ventre. Mostra un’attenzione alla produzione guardiese che permette di proporre una datazione più circoscritta alla prima metà del XVI secolo. Negli anni novanta del secolo scorso, la croce fu trafugata e successivamente recuperata dal reparto operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri, in collaborazione con la stazione dei Carabinieri di Bisenti comandati dal Maresciallo Costantino Cirillo, insignito per meriti della cittadinanza onoraria del Comune di Castiglione M. Raimondo.


 LA FESTA DI SAN DONATO MARTIRE

Ancora oggi i festeggiamenti in onore del Santo Patrono sono un richiamo per una moltitudine di fedeli, anche se non si assiste più alla calca di un tempo, quando le compagnie di pellegrini arrivavano prima a piedi e poi con le corriere e restavano in paese qualche giorno.
Il popolo devoto oggi arriva in auto privata, fa la visita al Santo, partecipa alla Santa Messa e subito riparte non senza aver prima gustato un buon panino con la porchetta. Il momento culminante della festa è la processione per le vie del paese con l’urna del Santo, accompagnata da tantissimi fedeli. La processione è aperta dalla Croce e seguita dalle donne che, una volta, portavano le candele e cantavano inni.
Il parroco precede l’urna del Santo portata a spalla da dodici portantini. Dietro l’urna seguono le autorità e tutto il popolo. Un tempo il corpo del Santo veniva esposto ai fedeli nel mese di agosto, la cosiddetta “estensione”, mentre per il resto dell’anno restava chiuso nell’urna nella cappella a Lui dedicata. La processione per le vie del paese avveniva ogni cinque anni.

 

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